giovedì 7 maggio 2009

Questo Non E' Un Caffé

Tommaso Giommoni

disegno di Omar Abdel Wahab

La realtà è come appare, la realtà è come è percepita, la realtà è come qualcuno vorrebbe che fosse. In realtà la realtà (e qui la ripetizione è d’obbligo) è un concetto troppo complesso da saggiare. Quello che possiamo notare è però una certa ironia nel reale; una virtualità che rende tutto più evanescente.

L’intero sistema sta lentamente scivolando verso derive sempre meno consistenti; e ciò che materialmente sentiamo sta diventando sempre più simile a ciò che virtualmente percepiamo. Una comunicazione smodata ed infinitamente veloce, l’oggetto che viene rimpiazzato con la sua immagine. Sono tutti esempi di un’incipiente sovrastrutturarsi di ciò che ci sta intorno.
Una realtà così sbilenca e sfibrata si avvicina parecchio a quel “mostro” descritto dal belga Magritte.

“Questa non è una pipa” tuonava l’artista quando nella tela raffigurava meticolosamente proprio quell’oggetto. Il pittore aveva intuito l’inesorabile processo e si era deciso a rappresentarlo con quel suo stile sobrio, ironico e giocoso. Nelle sue tele il rappresentato prende commiato dal rappresentante; ci troviamo spettatori spaesati di una recita illogica.

L’artista sapeva che quell’oggetto di legno era così chiamato. Sapeva tuttavia come quelle quattro lettere fossero una pura convenzione: l’uomo tenta di proteggersi da una realtà inconoscibile appiccicandovi etichette e finisce col cadere nell’inganno da lui stesso creato. E che inganno! La presa in giro è duplice: Magritte si burla di chi lo guarda, gettandolo impietosamente in uno stato di confusione; ma allo steso modo carica di autoironia le sue tele quando ci si rivolge con quel sorriso sornione. È così che l’artista conia uno stile unico e nel farlo è rivolto sovente al passato: è metafisico quando si impegna a rendere spaesato il suo pubblico, è profondamente cubista quando polverizza e defrauda della logica la realtà, è simbolista quando si fa buio e misterioso.

Se conoscere è interpretare (come in parte credo) Magritte ha sicuramente il merito di aver anticipato un processo che oggi si fa più forte che mai; noi ci sciogliamo, perdiamo consistenza mentre la nostra immagine svetta, monade si erge su di noi. E l’uomo, ormai alla deriva in quanto nemmeno più consolato dal dono della beata ignoranza, non può che accettare e trovare il solo porto franco in un placido stato di ammirazione di quel mistero semantico che ogni volta si ripresenta.”Così è, se vi pare” sembra dirci l’artista.

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